COS'E'

La depressione è una malattia. Per fare diagnosi è necessario provare una serie di sintomi in un arco di tempo prolungato (almeno due settimane). Questi sintomi sono descritti nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali DSM-IV (American Psychiatric Association). Secondo questa classificazione i disturbi depressivi o dell’umore vengono suddivisi in due categorie: • i Disturbi Depressivi Unipolari • i Disturbi Depressivi Bipolari Si parla di depressione quando per almeno due settimane il livello di energia psicologico e fisico è basso: apatia, stanchezza (“Al mattino faccio fatica ad alzarmi, a buttarmi giù dal letto”), insoddisfazione (“Non mi aspetto niente dalla giornata, dalle persone, dalla vita”), pessimismo, scoraggiamento (“All’idea di affrontare un’altra giornata di lavoro mi sento morire”), pensieri ricorrenti. I problemi quotidiani sembrano insormontabili e diventano un motivo di preoccupazione e angoscia (“Sembra tutto così impossibile, senza speranza”). Successivamente sopraggiunge il senso di colpa, la sfiducia in se stessi (“Perché sono così? Non riesco a combinare nulla di buono”), fino alla disperazione (“Mi ritrovo a piangere senza motivo e vorrei solo dormire per sempre”). Ciò si accompagna usualmente ad una perdita di interesse per gli affetti e per le attività abituali, anche per quelle gradevoli. Aumenta la difficoltà a prestare attenzione verso tutto ciò che circonda. Sembra tutto faticoso e sopraggiunge un senso di inadeguatezza e di fallimento (“Chi mai vorrebbe una persona come me? Non sono stata una brava figlia, una brava moglie, una brava madre….”).

Ulteriori sintomi

  • Pessimismo
  • Perdita di interesse generale
  • Perdita o diminuzione per la sessualità
  • Irritabilità, verso i propri difetti, reali o immaginari, ma anche verso i difetti degli altri;
  • Difficoltà di memoria
  • Crisi di pianto
  • Ansia e stato di allarme

Possibili eventi scatenanti

  • Difficoltà nei rapporti famigliari
  • Uscita dei figli da casa, cambiamenti familiari importanti
  • Lutti, compresa la perdita di un animale domestico;
  • Conflitti relazionali
  • Separazioni coniugali o altre forme di interruzione di legami significativi
  • Bocciature, cambiamenti di classi o di scuola
  • Cambiamenti di città, di casa, di amici
  • Licenziamenti , fallimenti o problemi sul lavoro
  • Essere stati vittima di reati
  • Malattie fisiche, soprattutto se croniche e invalidanti

Stima e Predisposizione

Non sottostimare la depressione Le statistiche dimostrano che almeno una persona su due ad un certo punto della vita soffre di depressione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità considera la depressione come un disturbo in continua crescita e una vera e propria emergenza mondiale, prevedendo che tra una decina di anni la depressione sarà seconda solo alla malattia cardiaca. Il rischio di depressione è maggiore in persone con scarsa stima di sé, tendenti al pessimismo e poco fiduciose. Spesso gli episodi depressivi sono preceduti da eventi psicosociali che vengono vissuti dalla persona come fallimentari, insuperabili o troppo gravi.

Comorbilità

La depressione si trova frequentemente associata ad altri disturbi, mentali e fisici. E in questi casi la depressione si può sviluppare come reazione al disturbo in corso e può aggravare il disturbo principale sia perché la persona tenderà a non riuscire a collaborare sia per le conseguenze negative sul sistema immunitario. Questa distinzione è necessaria perché prevede piani di trattamento, psicoterapeutico e/o farmacologico diversi.

Interventi

Quando le persone sono depresse cambia il loro modo di pensare, di comportarsi e di sentire, e subiscono modificazioni alcuni meccanismi biochimici del cervello, sui quali agiscono i farmaci antidepressivi. È stato documentato come il trattamento psicologico – e in particolare la tecnica di mindfulness - possa essere in alcuni casi più efficace rispetto alla farmacoterapia per prevenire le ricadute future, frequenti in chi ha già avuto un episodio depressivo. La terapia cognitivo-comportamentale, applicata alla depressione fin dagli anni ’70, muove dall’idea che parte di ciò che mantiene le persone in stato depressivo è il modo in cui esse guardano il mondo. Secondo questo approccio, il pessimismo, il senso di disperazione e l’autocritica, così caratteristici della depressione, sono il punto centrale per capire come una persona diventa depressa e come rimane in quello stato. È come se qualcuno ci inseguisse tutto il giorno sussurrando nel nostro orecchio: "Sei inutile, non piaci a nessuno, sei debole, non hai personalità, sei un cattivo genitore, non sei capace di fare il tuo lavoro…”. La maggior parte delle persone rimarrebbe sconvolta. La terapia cognitivo-comportamentale ha un duplice scopo: • ridurre i tempi della guarigione; • ridurre la possibilità di eventuali ricadute in futuro. Il terapeuta cognitivo-comportamentale aiuterà il paziente ad identificare e cambiare i modi di pensare (fattori "cognitivi”) e i comportamenti (fattori "comportamentali”) distorti che lo mantengono in stato depressivo, a ristabilire i precedenti livelli di attività, a riprendere le proprie relazioni sociali, e soprattutto a prevenire eventuali ricadute riconoscendo i sintomi della depressione appena si manifestano.

La ruminazione rappresenta una delle variabili più importanti nel mantenimento e nella ricomparsa della depressione ed ha attirato su di sé un crescente interesse teorico, empirico e clinico (Papageorgiou & Wells, 2004). Per ruminazione si intende una modalità di pensiero ripetitiva, circolare, che si sostanzia in un "continuo rivolgere la propria attenzione al fatto che si è depressi, ai propri sintomi depressivi, alle loro cause, ai loro significati e alle loro conseguenze” (Nolen-Hoeksema, 1991). Esempi di pensieri ruminativi sono: "Sono un buono a nulla”, "Non ho voglia di fare niente”, "Non ne uscirò mai”, "Sono un fallimento”, "Sono troppo stanco per riprendermi" ecc... Oltre al trattamento cognitivo-comportamentale classico, viene pertanto abbinata la terapia cosiddetta "metacognitiva", che mira a correggere questa modalità ricorsiva di pensiero, tipica della depressione, oltre che i contenuti del pensiero stesso.

Una delle cause ormai riconosciute della depressione è la difficoltà a prendere le distanze da pensieri disfunzionali e dalla tendenza mentale a interpretare in modo negativo le esperienze che si vivono. Di conseguenza ci si identifica fortemente, assumendoli come reali e assoluti, con i propri pensieri invece considerarli mere, momentanee, ipotesi interpretative e confrontarli con la realtà nella quale ci si trova. E’ un po’ come andare sempre, notte e giorno, in giro con un paio di occhiali neri e credere per questo che sia sempre notte. Il protocollo Mindfulness Based Cognitive Therapy si occupa più del processo del pensiero, che dei contenuti dei pensieri stessi, con l'obbiettivo non tanto di trasformarli e di entrare in relazione con essi, quanto di riconoscerli per quello che sono ( cioè solamente dei contenuti mentali senza caratteristica di concretezza e di realtà) e di lasciarli andare: "I pensieri non sono fatti" dunque è possibile agire senza esserne condizionati. Le pratiche per coltivare consapevolezza permettono di vedere con chiarezza il funzionamento mentale. Sensazioni, emozioni, sentimenti, ricordi e pensieri sono mutevoli condizioni della mente, che vengono osservate nel loro sorgere e passare ed accolte da una consapevolezza lucida e tranquilla. In questo modo si acquista una comprensione in prima persona della realtà interna ed esterna, dell'esperienza diretta.

Cause

La depressione può colpire chiunque, giovani o vecchi, ricchi o poveri. È dovuta a cause molteplici e diverse da persona a persona (ereditarietà, ambiente sociale, lutti familiari, problemi di lavoro…). Le ricerche mostrano tuttavia la presenza di due fattori principali che aumentano il rischio di svilupparla: • il fattore biologico: alcuni di noi nascono con una maggiore predisposizione genetica verso questa malattia; • il fattore psicologico: le esperienze che hanno caratterizzato la nostra vita, particolarmente quelle dell’infanzia, possono favorire una vulnerabilità acquisita alla depressione. Questa vulnerabilità non necessariamente porterà tutti alla depressione. Alcune delle persone vulnerabili possono vivere tutta la vita senza sperimentare mai la depressione o fino a quando succede qualcosa che la fa scattare. Questo fattore scatenante è spesso qualche tipo di tensione, o un evento spiacevole che sconvolge la vita. In genere sono proprio quegli eventi che si accordano con il nostro tipo di vulnerabilità (la rottura di una relazione, la perdita del lavoro, la morte di una persona cara, la morte di un animale domestico…). I due fattori possono anche interagire tra di loro: possiamo essere nati con una tendenza ereditaria alla depressione (fattore biologico), ma non svilupparla realmente fino a quando nella nostra vita non accade un evento sconvolgente (fattore psicologico).

Domande e risposte

COMBATTERE L’INATTIVITA’ E L’ISOLAMENTO SOCIALE Il ritiro sociale e l’inattività sono i due principali fattori di mantenimento della depressione, poiché mantengono in un circolo vizioso di isolamento e cattivo umore. Evitare di vedere altre persone e non interagire con chi ci sta intorno aumenta il senso di solitudine e l’isolamento. L’inattività quotidiana, il disinteressarsi delle mansioni quotidiane, non partecipare alle attività che prima davano piacere, restando a letto, aumenta il senso di inefficacia personale. Uno dei modi migliori per cominciare a superare la depressione è diventare gradualmente più attivi, riallacciando i rapporti con altre persone in modo regolare e iniziando ad affrontare le principali questioni di ogni giorno e gli altri problemi in sospeso. Nel pianificare la giornata, è importante bilanciare le attività utili con quelle piacevoli. L’organizzazione delle attività deve seguire un criterio graduale, facendo un passo alla volta senza sovraccaricarsi, altrimenti si corre il rischio di sentirsi sopraffatti, oberati dalle cose da fare e ci si biasima se non si riesce a farle tutte. E’ importante affrontare la riduzione di motivazione ad agire sforzandosi quotidianamente di fare delle attività nonostante la persistenza dell’umore depresso. COMBATTERE LA PROCRASTINAZIONE Evitare compiti specifici, come pagare le bollette, fissare appuntamenti, fare telefonate, perché ritenuti troppo difficili o si ha paura a farli. COMBATTERE LA DISPERAZIONE CON LA SPERANZA Pensare che nulla sarà come prima o che non si potrà stare meglio (“Va tutto male…”), mettere in dubbio il proprio senso di disperazione. L’elemento più pericoloso della depressione è che i sentimenti di disperazione che si sperimentano potrebbero diventare così forti da indurre a togliersi la vita. I pensieri suicidari nella depressione sono molto comuni e averli non significa necessariamente avere intenzione di togliersi la vita. Se capita di sentirsi senza speranza e di fare piani per uccidersi, bisogna immediatamente cercare aiuto, rivolgendosi al proprio medico di famiglia, a un amico/ familiare, a uno psichiatra o ad uno psicoterapeuta. PRENDERSI CURA DI SE STESSI E DEL PROPRIO AMBIENTE Uno dei segni distintivi della depressione è trascurare se stessi e l’ambiente in cui si vive, cosa che contribuisce a sentirsi ancora peggio. Migliorare l’ambiente in cui si vive può avere un effetto incredibile sull’umore. PREDISPORSI A UN BUON SONNO La depressione si accompagna spesso a disturbi del sonno di diverso tipo. È importante seguire alcuni suggerimenti che possono aiutare a riposare meglio. Ad es. fare un po’ di esercizio fisico durante la giornata; stabilire dei tempi riguardo alla sveglia, ai riposini pomeridiani, all’ora di addormentarsi; evitare di stare a letto svegli; evitare sostanze stimolanti, es la caffeina; stabilire una routine prima di andare a letto. Può essere utile anche rendere confortevole la propria stanza da letto, curando l’arredo o dei piccoli dettagli.
E’ importante trattare chi ne soffre con cure appropriate in quanto tra i possibili esiti gravi di una depressione ci sono il suicidio, l’incapacità a lavorare, le ricadute e la cronicità; e nei casi meno gravi la compromissione delle relazioni in generale, del ruolo genitoriale, delle prestazioni lavorativi (assenze dal lavoro), della salute e un aumento dell’utilizzo dei servizi sanitari. I problemi di depressione ad oggi sono ben riconoscibile e curabili. La depressione non va confusa con le esperienze comuni di tristezza, scoraggiamento, senso di colpa, impotenza, rabbia, senso di fallimento che normalmente ci accompagnano in particolari situazioni come la perdita di una persona cara o la compromissione di un obiettivo per noi importante.

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