si esiste una cura per la timidezza in quanto non ci si nasce ma ci si diventa. Spesso infatti passa il concetto o l’idea errata che timidi ci si nasce ma invece non è affatto così. Da quando si nasce, da quando abbiamo memoria, costruiamo infatti il nostro mondo di convinzioni su come siamo noi, gli altri e come noi possiamo più o meno interagire e comportarci di fronte all’idea che abbiamo dell’altro.
Le interazioni dei soggetti con il mondo e con le altre persone ci portano a maturare alcuni convincimenti attraverso l’apprendimento – le credenze – che possono variare in esattezza e funzionalità. Se per esempio, i miei genitori mi insegnano che è sbagliato parlare di se stessi, esprimere le proprie emozioni o che non devo manifestare la rabbia, imparerò ad essere così e ad essere “diverso”. Questo modo di esprimere se stessi è un NON MODO DI ESISTERE, in quanto io piano piano non ricorderò più la mia vera autenticità e questo mi porterà ad essere diverso, ad essere chiuso verso se stessi ed il mondo che mi circonda. Se ho imparato che il mondo non riconosce, non valuta, non apprezza chi sono allora arriverò alla conclusione che io così per come sono, che mi arrabbio, che sono triste o in ansia non vado bene…non sono ok.
Le emozioni sono bandite, le mie sensazioni sono criticate, la mia sensibilità da contenere o punire.
Imparerò dunque a chiudermi e ad evitare le persone, le situazioni e i contesti che mi portano in qualche maniera ad espormi, a mostrare me stesso, a far vedere la mia vera identità ed emotività. Finché rimango nel bozzolo va tutto bene e una sorta di equilibrio lo mantengo ma insieme agli altri, in una interazione con un esterno il sistema di protezione vacilla e va in crisi ed io vado in crisi.
Il senso di estraneità spesso infatti, è il frutto di una incapacità di sentirsi in sintonia con l’altro, di aprirsi e di riconoscere me stesso come valido, forte, capace, efficiente ed efficace con gli altri. Esternamente si può apparire come freddi, distanti, scostanti o di apparente indifferenza ricevendo spesso una risposta così dagli altri, di distacco o di indifferenza. Spesso la solitudine è l’unico sistema o metodo di salvezza e protezione che per un periodo iniziale può anche dare piacere e sollievo ma a lungo termine confermerà solo la mia condizione di diverso e di estraneo. Questo meccanismo a volte fa cadere nello stato depressivo.
Attraverso la terapia cognitivo-comportamentale le credenze disfunzionali possono essere “disimparate” e possono essere apprese e sviluppate nuove credenze più realistiche e funzionali. In sintesi, la terapia cognitivo-comportamentale agirà sui pensieri automatici (che sono il livello cognitivo più superficiale: i pensieri e le immagini distorte che attraversano in maniera rapida e incontrollata la mente di una persona di fronte a certe situazioni specifiche e ne condizionano negativamente l’umore), le credenze intermedie (opinioni, regole e assunzioni disfunzionali) e le credenze di base (che costituiscono il livello più profondo: sono globali, rigide e ipergeneralizzate e vengono apprese durante l’infanzia e l’adolescenza).
Leave us a Reply