Lo stato d’ansia e nervosismo possono notevolmente contribuire al peggioramento dell’ipertensione arteriosa. Stati emotivi così forti e frequenti, sono caratterizzati da un attivazione naturale di una serie di funzioni fisiologiche: battito cardiaco accelerato, iperventilazione, aumento della temperatura, aumento della pressione sanguinea, sudorazione, tensione muscolare, contrazione gastrica e muscolare. Questa alterazione delle funzioni è un continuo sollecito ad una patologia già debilitante come l’ipertensione arteriosa. L’ansia o il nervosismo non si attivano all’improvviso o senza un motivo. In molti sono convinti che questi stati si manifestino senza un apparente logicità e per questo non modificabili. Sappiamo invece che non è assolutamente così. Le emozioni in generale, sono l’espressione della nostra interpretazione del mondo, se per esempio penso che avrei dovuto fare delle cose e non le ho fatte mi sentirò in colpa, se penso che il mio lavoro è svolto bene mi sentirò felice, se penso che le cose andranno male sarò triste o arrabbiato, se infine penso che potrei stare male o sentirmi svalutato da qualcuno proverò ansia e così via. Provando a mettere consapevolezza di come, quotidianamente, le variabili pensiero, emozione e comportamento sono collegate, comprenderà come l’ansia e il nervoso non sono così illogiche e immodificabili. Lo scopo della psicoterapia è quello di donare all’inizio, una consapevolezza dei meccanismi del soggetto che causano queste attivazioni ( pensieri, comportamenti, stili di vita, idee e letture del mondo rigide), successivamente fornisce strumenti e visioni più funzionali ed equilibrate. Questi passaggi creano una migliore gestione delle emozioni e di come le utilizziamo nella quotidianità. Apprendere nuovi strumenti di pensiero e di comportamento la porterà a vivere più sereno e libero da quegli stati ansiosi e di nervosismo così intensi. Un elemento che completa ed agevola lo stato di ipertensione è lo stress. Lo stress è la risposta psicofisica ad una quantità di compiti emotivi, cognitivi o sociali percepiti dalla persona come eccessivi. Il termine stress fu impiegato per la prima volta nel 1936 da Hans Selye che lo definì come “risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso”. In base al modello di Selye, il processo stressogeno si compone di tre fasi distinte: 1 – fase di allarme: il soggetto segnala l’esubero di doveri e mette in moto le risorse per adempierli; 2 – fase di resistenza: il soggetto stabilizza le sue condizioni e si adatta al nuovo tenore di richieste; 3 – fase di esaurimento: in questa fase si registra la caduta delle difese e la successiva comparsa di sintomi fisici, fisiologici ed emotivi. In psicoterapia per diminuire lo stress e alleviare lo stato di ipertensione si ricorre all’apprendimento della pratica della MINDFULNESS. Ci sono studi recenti che ne hanno dimostrato l’efficacia rispetto a questa patologia specifica. I ricercatori hanno applicato il protocollo MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) su un gruppo di cinquantasei uomini e donne con diagnosi di pre-ipertensione e ipertensione borderline, cioè che ancora non necessita di una farmacoterapia. Alla fine del trattamento, il gruppo che ha seguito il protocollo MBSR ha, secondo i ricercatori, mostrato una significativa riduzione del valore della pressione arteriosa. Di fatto, la meditazione di consapevolezza potrebbe essere un’ottima tecnica per prevenire, o quanto meno ritardare, la comparsa di una sintomatologia pre-ipertensiva, ritardando quindi la necessità di dover prendere una terapia farmacologica anti-ipertensiva. Tuttavia i ricercatori, ad oggi, sostengono che una via da percorrere e da andare a valutare meglio sia quella dell’utilizzo della Mindfulness nella prevenzione.
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